Nel precedente post avevo citato un tipico esempio di giustizia civile lumaca e inefficiente che, a distanza di anni, era tornata (quasi) al punto di partenza. Volete sapere come è andata a finire: l’udienza di rinvio non si è tenuta perché uno dei convenuti nel frattempo è fallito e il processo si è interrotto come per legge. Se non vi basta, l’attore, che aveva il compito di riassumere la causa entro 3 mesi dall’interruzione, non l’ha fatto, cosciente evidentemente della infondatezza dell’azione, evitando così di pagare le spese a tutti i soggetti che aveva coinvolto nell’infondato giudizio. In ultimo – ma questo non è addebitabile direttamente al malfunzionamento della giustizia, ma alla caratura del collega – l’avvocato dell’attore che non ha riassunto il giudizio sta chiedendo ai vari convenuti di pagare una bella cifra, altrimenti presenta una nuova citazione. Follia!

Dal momento che Draghi sta dando l’illusione di poter riformare qualcosa in Italia, vi prego, mettiamo mani anche alla giustizia civile. Ho appena ricevuto una notifica dalla Corte d’Appello di Firenze per l’ennesimo spostamento della prima udienza di un appello depositato a gennaio del 2018. Il rinvio è per ottobre 2021. Segnalo, per non gli addetti al mestiere, che in Italia, su pressioni della UE (allora CEE) abbiamo dovuto approvare una legge che disponesse il risarcimento per l’eccessiva durata dei processi. La c.d. Legge Pinto, fissa in 3 anni la durata massima del primo grado e in 2 anni l’appello. Nel mio caso, il primo grado, a Siena, è durato 4 anni e nell’appello, forse, riuscirò a incontrare i Giudici per la prima volta dopo 3 anni e mezzo. Con buona probabilità la sentenza l’avrò nel 2023, dopo 5 anni dall’appello e 10 anni dall’inizio della causa in Tribunale Siamo…

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