In queste ore Vittorio Sgarbi, Sottosegretario alla Cultura nel Governo Meloni ha pensato bene di sparare l’ennesima scemata (per usare un eufemismo), giusto per far parlare di sé, e questa volta si è superato.
Il tema è la Loggia di Isozaki.
Per chi non fosse fiorentino o per chi non si dilettasse di architettura e opere pubbliche, un breve riassunto della vicenda.
Nel lontano 1998, per intenderci quando Cameron vinceva gli Oscar con Titanic, l’Ecofin si riuniva per stabilire quali dovessero essere i paesi dell’Euro, veniva istituita la Banca centrale europea e Pantani vinceva il giro d’Italia, il Ministero per i Beni Culturali bandì un concorso di progettazione, parallelamente a quello del Maxxi vinto da Zaha Hadid, per la nuova uscita degli Uffizi.
Il concorso lo vinse l’archistar Arata Isozaki (assieme a Andrea Maffei), che progettò una uscita monumentale su Piazza del Grano, rappresentata principalmente da una grande loggia prospettica, e che venne giudicato dalla Commissione di concorso, composta da esperti del settore, il più meritevole.
Isozaki nel 2001 firmò la convenzione per la redazione del progetto esecutivo e il protocollo con il Comune di Firenze per la progettazione della piazza. che diede il via a una sollevazione da parte dei “puristi”, Sgarbi per primo, che, in barba all’esito del concorso, osteggiarono l’opera, visto che a loro non piaceva. Tant’è che l’opera fu bloccata.
Ripartita nel 2004, con l’approvazione della progettazione esecutiva, fu sistemata solo la piazza.
Ovviamente, nel corso degli scavi furono ritrovati reperti archeologici – essendo in pieno centro storico – che furono presi a scusa per cercare di costringere Isozaki a cambiare il progetto, più piccolo, più stretto ecc. Insomma, altra cosa.
Fatto sta che dell’opera non se ne è più parlato per anni.
Nel 2020 – 12 anni dopo il concorso – Franceschini prova a imprimere una svolta, inserendo la loggia nel piano strategico “Grandi Progetti Beni Culturali”, assegnando 10 milioni all’opera dei 103 complessivi.
Ed eccoci finalmente alla grande pensata di Sgarbi, finalmente munito di quel potere tanto agognato in merito, anche se come mero sottosegretario, assieme ad altri, del Ministero della Cultura: l’opera non si farà, ma i progettisti devono essere pagati”, La linea sembra essere condivisa anche dal Ministro, almeno a detta dei giornali.
Ora, sinceramente, non so nemmeno da dove cominciare, perché mi cadono le braccia. Pensate solo all’attuale entrata degli Uffizi e raffrontatela con quella del Louvre.
Da avvocato mi permetto solo di segnalare che questa è la strada più breve per la Corte dei Conti che, sicuramente, avrebbe da ridire sull’uso dei soldi pubblici, utilizzati per pagare un’opera che non verrà mai realizzata nonostante che un’apposita commissione l’abbia giudicata, esaminando i progetti presentati in un concorso internazionale, la migliore e meritevole di essere costruita.
Difficile, in ogni caso, che simili scelte contribuiscano ad aumentare il prestigio e la credibilità dell’Italia.