Qualcosa si sta muovendo.
È stato sventato il tentativo di non affrontare nel merito gli effetti della riforma.
Fatta fuori la foglia di fico della riduzione dei costi della politica, sono emerse tutte le storture di una modifica zoppa della Carta costituzionale, che va a incidere solo sul numero dei parlamentari – riducendo così la rappresentanza – senza garantire una maggiore efficienza del Parlamento, restando immutato il bicameralismo perfetto.
Si è correttamente osservato, anzi, che la riduzione del numero non solo avrebbe pesanti conseguenze sulla funzionalità delle Commissioni, ma non garantirebbe nemmeno un miglioramento qualitativo dei rappresentati.
Ciò che più mi fa sperare è, però. il corsivo di Zagrebelsky, uscito oggi su La Stampa.
Il prode costituzionalista, infatti, dopo aver pubblica su La Repubblica un folle articolo in cui, per non sposare il NO, aveva fatto una gran confusione cercando di mettere entrambe le posizioni sullo stesso piano, oggi pare più lucido e a favore del NO.
A pensar male, sembrerebbe che si sia accorto che il vento sta cambiando, ma non nella direzione di chi ha fatto propria questa espressione in politica, e che quindi non vale più la pena perdere la faccia per sostenere tesi assurde, specie se poi dovessero risultare perdenti.
Così, magicamente, leggiamo da Zagrebelsky
perché quel nuovo numero e non un altro rimane un mistero. Il confronto con i numeri dei Parlamenti di di altri Paesi è difficile, perché ovviamente non è utile il confronto con Stati federali o con sistemi costituzionali in cui le due Camere hanno funzioni diverse o dove il governo ha più ampi poteri nella produzione legislativa
La chiusura dell’articolo è poi fantastica, e dimostra definitivamente la fine dell’idillio con i 5S, Casaleggio e il loro cantore Travaglio (e probabilmente la fine della sua corsa per la Presidenza della Repubblica)
Quali siano le parti che si oppongono oggi è illustrato da una indimenticabile fotografia: quella che per un attimo richiama un poco alla mente la marcia del Quarto Stato, dipinta da Pellizza da Volpedo. Ma è solo un’impressione. Si tratta invece dell’immagine ridente del ministro Di Maio attorniato da suoi. C’è una gran forbice per tagliare uno striscione su cui compaiono poltrone e poltrone, inutili, costose, tagliate via. Quelle poltrone sono i seggi parlamentari, sono il Parlamento. Il disegno politico è quello di ridurne la composizione prima di ridurne l’importanza. Per sostituire alla democrazia rappresentativa la cosiddetta democrazia diretta. Idea questa che ha accompagnato e accompagna la proposta e che ora chiede ai cittadini di schierarsi con un sì o con un no. Accettando o rifiutando la grossolanità politica dell’attacco al carattere fondamentale di questa Repubblica
Ha ragione Zagrebelsky. Facciamola finita con questa pagliacciata eversiva: votate NO!