Mi è capitato leggere questa intervista a Marco Cappato di una giovanissima aspirante giornalista, che vi consiglio di seguire su Twitter, a riprova della freschezza delle energie dei giovani, fuori dalla novella dominante.
Lo spessore morale di Marco Cappato è indiscutibile e questo paese ha un debito profondo di riconoscenza nei suoi confronti, anche solo per la ostinazione con cui sta portando avanti la campagna sul diritto a una fine vita dignitosa.
Anche questa nuova campagna mi pare interessantissima e credo che prima o poi si dovrà affrontare la questione con la dovuta attenzione.
La trasparenza è la base della democrazia. Distingue le tirannie dalle democrazie e rappresenta un pilastro della nostra legislazione che governa l’azione amministrativa, perché è lo strumento attraverso il quale poter verificare che l’azione amministrativa rimanga all’interno dei limiti della norma attributiva del potere.
In nome della trasparenza, è stato disciplinato per legge l’accesso agli atti del procedimento in favore dei soggetti interessati, a partire dalla L. 241/1990 e, più di recente, concesso quello generalizzato da parte della cittadinanza.
È vero che la normativa esclude l’azione politica da questo tipo di controllo. È vero anche, però, che un giudizio politico sulla correttezza dell’operato di un governo può essere dato ai cittadini solo e in quanto sono conosciuti i dati sulla cui base sono state prese le decisioni. Specie quando la giustificazione principale di esse è stata la conoscenza di determinati dati scientifici.
La diffusione di dati in maniera aperta è del resto, sempre più spesso, lo strumento attraverso cui si riesce a raggiungere risultati insperati, sommando le conoscenze e le capacità individuali in quella gigantesca rete neuronale che oramai è diventato internet.
Stupisce, infine, che tutta questa opacità arrivi da un governo a maggioranza 5s, che aveva fatto della potenza di internet e della trasparenza dell’azione politica la propria bandiera.
Minacciavano di aprire il parlamento come una scatoletta di tonno, e sono finiti a fare i tonni in un governo blindato, che cerca strenuamente di esautorare il parlamento e nascondere i dati sulla pandemia, nel vano tentativo di mascherare la loro incapacità di governare. Diluendo per giunta la responsabilità politica a colpi di task force.
Continuano a dire che non è il momento di polemiche.
La mia risposta è: se non ora, quando?