Scrivendo il precedente post su come dovrebbe essere secondo me la politica, mi sono reso conto che alla base dell’auspicata ripartenza della politica su nuovi presupposti dovrà essere la volontà di recuperare l’autorevolezza secondo la competenza.
Credo, infatti, che nella corsa iconoclasta del nuovo corso e dei loro guru, si sia commesso il gravissimo errore di gettar via assieme all’autorità anche l’autorevolezza, sottovalutando le gravi conseguenze che da questa rivoluzione sarebbero seguite nel dibattito politico e, ancor prima, in quello civile.
Tutto ha avuto inizio da quell’orrenda espressione coniata dal comico genovese (di cui mi rifiuto anche di fare il nome) dell’ “uno vale uno“, con cui si è preteso di presupporre che chiunque fosse in grado, grazie alla rete, di farsi un’opinione su ogni cosa, e che questa sua opinione avesse lo stesso peso di quella di chi ha studiato e conosce quello specifico settore da anni ed ha attestati che ne confermino la competenza.
Ecco perché dico che al movimento populista non è bastato sostituire le precedenti autorità. Si è voluto anche minarne l’autorevolezza, contrapponendo ad essa il quisque de populo.
Si è voluto sradicare il principio – che invece sta alla base di ogni società civile complessa contemporanea – secondo il quale le conoscenze di ogni specifico settore sono tante e tali che non è possibile farsi un’opinione documentata su tutto tale da consentire un confronto con i migliori esperti della materia. Salvo non avere a disposizione 20 o 30 vite e una versatilità di ragionamento al di sopra dei comuni mortali.
Questa circostanza, però, ha compromesso ogni possibilità di dialogo su basi comuni, perché, ad esempio, di fronte a un ragionamento secondo le leggi dell’economia si è potuto rispondere “questo lo dice lei”, come se fosse un giudizio prettamente personale, senza contrapporre altra argomentazione sviluppata sulle stesse basi.
Si è così istituita una sorta di zona franca dell’ignoranza (in senso tecnico) nella quale contrapporre ai ragionamenti, semplici affermazioni prive di argomentazioni o con giustificazioni fasulle. Per dargli più peso, poi, si è pensato bene che queste affermazioni apodittiche dovessero essere accompagnate da una buona dose di arroganza e maleducazione e di argomentazioni ad hominem come se l’avversario fosse da delegittimare ex se, e non per quello che andava dicendo
Tutto questo ha avuto effetti disastrosi che sono sotto gli occhi di tutti.
Se vogliamo ripartire con una nuova politica, nell’interesse del paese, credo occorrerà quindi ridare giusto valore alla competenza, riconoscendo l’autorevolezza che da questa discende.
Nella pratica, probabilmente basterebbe seguire una prima semplice regola di igiene, che alcuni ordine dei medici veterinari hanno così efficacemente sintetizzato in un poster consegnato ai loro iscritti (e che tutti i professionisti, mutatis mutandi, dovrebbero affiggere nel loro studio):
“Non confondete la vostra ricerca su google con la mia laurea specialistica in veterinaria“.
Sui social, poi, amerei tantissimo che si seguisse nelle discussioni altra regola base così graficamente riassumibile: